lunedì 7 settembre 2020

Recensione libro "La leggenda di Ak" di M.P. Milha


"Gli assolati e tortuosi viottoli percorsi dai sentimenti sono assai diversi dalle fredde e diritte strade della ragione"

TRAMA

Tosh Roccia e Saa di Buoncuore sono una coppia che vive felicemente su un'isola sperduta in mezzo al mare chiamata Isola, in un villaggio, abitato da poche persone, chiamato Villaggio. Lui fa il pescatore e lei, da moglie amorevole, si prende cura del marito e della casa. I due hanno un grande desiderio: avere un figlio, che però tarda ad arrivare. Tutto rimane tranquillo fino a quando, una notte, Tosh esce per la solita battuta di pesca giornaliera sulla sua barchetta chiamata "Formichina", ma non fa più ritorno dalla sua adorata moglie. Saa è disperata; tuttavia nei giorni seguenti la scomparsa di Tosh, succede una cosa del tutto inaspettata: la donna trova un neonato,in circostanze del tutto particolari, talmente strane che inizialmente Saa crede di essere impazzita. Nonostante l'incredulità iniziale, Saa decide di chiamare quel bambino Ak e di allevarlo come suo figlio. Ak mostra fin da subito delle particolarità che lo contraddistinguono dagli altri bambini di Isola: non ha capelli nè peli e non emette nessun suono. Diventando grande Ak condivide con la madre l'immenso dolore per l' assenza di quel padre mai conosciuto; alcuni sogni spingono il bambino a credere che il padre sia ancora vivo, così egli si pone un obiettivo: ritrovare Tosh e riportarlo dalla sua amata Saa. I sentimenti possono trasformare i sogni in realtà? Tosh è davvero ancora vivo? Riuscirà il piccolo Ak a ritrovare suo padre? 


RECENSIONE:

"La leggenda di Ak" è un libro che mi è stato presentato dall'autore come un fantasy; tuttavia dopo una lettura attenta ed approfondita, posso affermare che in realtà ci troviamo di fronte ad un insieme di più generi che costituiscono un libro unico, una storia fantastica, una favola per bambini, capace di catturare il cuore di ragazzi ed adulti di tutte le età.

Il romanzo è fondamentalmente diviso in due parti. La prima parte,costituita da 11 capitoli, si sviluppa in modo lento, proprio come il racconto di una vecchia leggenda che una nonna premurosa legge al suo nipotino, nostalgico della bella stagione appena passata.

"Quel pomeriggio era così così, pioveva e le foglie secche galleggiavano sulle pozzanghere come barchette alla deriva. Con il naso schiacciato sul vetro rigato dall'acqua, un bambino guardava dalla finestra ripensando ai suoi amici e alle belle giornate di sole ormai lontane". 


  In questi primi capitoli troviamo la descrizione delle vicende che hanno portato alla nascita del piccolo Ak e un'introduzione dei bizzarri personaggi che resteranno vicini al protagonista per tutto il racconto, lo aiuteranno a comprendere chi è veramente e lo supporteranno nelle sue mirabolanti avventure. Tra questi personaggi troviamo non solo lo strambo maestro di Villaggio, ma anche un rospo e addirittura un lavamani di ferro, una tazzina ed altri oggetti di casa. 

"A parte qualche striatura verdastra, per il resto aveva lo stesso colore grigio- marroncino del fango intorno e l'aspetto era gonfio e la pelle viscida e bitorzoluta. Gli occhioni sporgenti sembravano ancora assonnati ed era, insomma, quel che si dice un brutto rospo"


Fin dall'inizio il linguaggio utilizzato dall'autore è estremamente semplice, tipico delle favole per bambini; inoltre anche l'uso di nomignoli come "Formichina" per la barca di Tosh e di nomi semplici da ricordare (talvolta forse anche un pò troppo banali),come l'isola chiamata Isola e il villaggio chiamato Villaggio, fanno pensare ad un racconto per bambini. I nomi propri dei personaggi sono molto più bizzarri, talvolta si tratta di vere e proprie onomatopee (come il Rospo Grogrò), che rispecchiano alcune caratteristiche dei loro proprietari e facilitano il ricordo e l'associazione tra il nome ed il personaggio. Anche il fatto che Ak riesca a comunicare con oggetti e animali, fa pensare ad un altro tratto distintivo di fiabe e favole. In questa prima parte, spicca la particolare ricorrenza del numero tre e dei suoi multipli: Saa cade per tre volte e resta nove giorni a piangere. Tale ricorrenza si può notare anche nella seconda parte del libro.

"Cosi abbracciati,unirono le loro teste come un grappolo di noci di cocco e per tre volte batterono insieme e con decisione il piede sinistro sulla sabbia, che sotto custodiva il loro prezioso segreto"

Tra queste prime pagine, tuttavia, ho notato anche la presenza di alcune descrizioni non proprio adatte ad un pubblico di bambini:

"Infilzato all'altezza delle zampe anteriori con un robusto stelo di giunco, il rospo teneva semichiuse le sue grandi palpebre ed emetteva un tenue e doloroso gracidio [...]. Da una distanza non maggiore di dieci passi, i due malefici ragazzini impugnavano anche delle pietre e si sfidavano a chi lo avrebbe centrato per primo". 

Nella seconda parte del libro il racconto entra nel vivo. Grazie ad un berretto magico,appartenuto a suo padre, Ak inizia a sognare.

"Pare che in realtà Ak non avesse mai sognato [...], anzi, credeva che i sogni di cui tutti parlavano fossero delle gran belle frottole. Fantasiose,divertenti o paurose, ma pur sempre semplici frottole".


 Nei suoi incredibili sogni,che si svolgono principalmente in mare e che condivide con i suoi tre amici Kaf, Moo e Taa, il giovane Ak ha la possibilità di incontrare diversi personaggi (soprattutto creature marine), che riescono a comunicare con lui e gli rivelano tante informazioni riguardanti suo padre e sul luogo in cui egli possa trovarsi. 


Oltre al mare, protagonista indiscussa di queste pagine è sicuramente la magia:

"In un modo o nell'altro la magia stava sconquassando la sua vita e,sulla magia, Ak voleva dunque scoprire qualcosa in più del poco o del niente che sapeva".

Tutto ciò che accade nei sogni di Ak viene raccontato, come nella prima parte del libro, con un linguaggio molto semplice: piccole battute divertenti qua e là e onomatopee vengono utilizzate per smorzare la tensione nei momenti salienti e nelle situazioni difficili in cui si ritrovano Ak e i suoi amici. 

"Un secco rumore: - sstooaaaaak- catturò però l'attenzione di Capitan Doppio, che vide un oggettino rotolare irregolarmente sul ponte e lo raccolse incuriosito". 


 Non mancano tuttavia, anche nella seconda parte descrizioni di personaggi inquietanti e situazioni che potrebbero essere adatte ad un film horror:

"A riempirlo di ribrezzo non furono tanto i suoi occhi da cane rabbioso, quanto l'orrenda deformità della bocca,che un taglio netto sotto le narici del naso aveva privato del labbro superiore. Perennemente esposti all'aria e in vista, i suoi denti gialli e marci si innestavano irregolarmente su gengive gonfie e vermiglie". 

"L'immensa forza magica", citata in uno dei capitoli della seconda parte del libro,invece, mi ha fatto subito pensare ad un riferimento a Star Wars che, anche se non so se intenzionale o meno, fa sempre piacere ai più appassionati della famosa saga cinematografica:

Vedendolo già virare per riprendere rapidamente il mare, Kaf gli rispose un pò irridente:     -"Che l'Immensa Forza Magica sia sempre con voi!"

 Durante la lettura,poi, ho notato l'uso di espressioni tipicamente toscane:

-"Babbo,babbo mio...aspettami,sto arrivando!"

e piccoli riferimenti a situazioni presenti in un grande classico della letteratura italiana per bambini: "Pinocchio" di Carlo Collodi. Ak, proprio come Pinocchio, appare inizialmente molto ingenuo e non sa fino a che punto possa spingersi la cattiveria e l'avidità delle persone che lo circondano. 

"Solo in quel momento Ak comprese che Arram Due Pesci e quell'orrenda vecchia stavano contrattando sulla sua pelle come di una qualsiesi altra merce".


 Altro elemento che mi ha fatto pensare a Pinocchio è stata la moneta d'oro, che Ak descrive come magica ad un suo antagonista per ingannarlo:

- "Eccola, questa è la moneta d'oro". Disse mostrandola al pesce e prosegui: - "Si tratta di una moneta magica che mi ha regalato lo stregone di un re. Chi riuscisse ad inghiottirla d' un sol colpo, cagherà poi tante monete d'oro quanto mangerà". 


 Nel penultimo capitolo del libro,poi, compaiono due furfanti: Neghitt e Sgraffon che ricordano tantissimo il gatto e la volpe:

"Sgraffon e Neghitt erano due eterni scansafatiche, ladri pure all'occorrenza e secondo l'occasione, furbi e parassiti come quei gabbiani che s'abituano a vivere dei visceri e degli altri scarti buttati in mare dai pescatori".

Insomma "La leggenda di Ak" è un romanzo che, scritto in terza persona e autoconclusivo, è assolutamente scorrevole e si legge in un battito di ciglia. Una lettura consigliata a tutti quelli che amano volare sulle ali della fantasia, che amano tuffarsi in mare e andare alla scoperta dei suoi incredibili tesori; una storia dedicata a tutti coloro che amano le leggende e i racconti bizzarri, ma ricchi di magia e di sentimenti unici come l'amore e l'amicizia. 


Anche questa recensione è giunta al termine. Vi lascio di seguito alcune note sull'autore di questo fantastico libro. Fatemi sapere cosa ne pensate e se questa storia vi ha incuriositi. 

NOTE SULL'AUTORE: Già autore della fortunata raccolta di prossima traduzione "Short land and water fairy tales" e dei racconti surreali "The bat's point of view" (Brulland Books), Milha si definisce un vagabondo dei mari. Seguito da moglie e figlie, da anni solca gli oceani in barca a vela. Vissuto per qualche tempo a Zhau-Rahi, una piccola isola disseminata nel vasto arcipelago indonesiano, ne ha tratto ispirazione per questa favola senza tempo. Rivolta allo spirito dei bambini e ragazzi di ogni età.

Grazie a chi vorrà lasciare un suo commento qui e/o sulla mia pagina Instagram e Facebook. Infine un GRAZIE particolare va all'autore, che mi ha dato la possibilità di conoscere questa bellissima leggenda: è stato un piacere poter collaborare con lei! Grazie per la fiducia. Spero che la mia recensione le piaccia. 


Un saluto a tutti! A presto! :-*


 

 

 

 

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